Dinamiche di gruppo
Il gruppo è il naturale ambiente sociale dell'uomo, ognuno di noi cresce e vive la maggior parte della sua vita all'interno del gruppo; non solo, filogeneticamente noi proveniamo da razze e specie che nel corso dell'evoluzione hanno sempre vissuto in gruppi.

Quali sono gli elementi che determinano un gruppo?
Sono essenzialmente tre:
Un Linguaggio Comune: dove linguaggio deve essere inteso in un senso molto ampio come codice comune, sia come lingua condivisa, ma anche inteso come gergo. Un gruppo è tale perché i vari componenti possono comunicare l’uno con l’altro;
Uno Scopo Comune: un gruppo si definisce anche in base ad uno scopo, o ad una aspettativa, che unisce i vari membri. Questo scopo può riguardare la realizzazione di un manufatto, oppure la trasmissione di nozioni o anche di una cultura;
Un Senso di Appartenenza: tra i tre fattori, questo è quello che meno degli altri può essere misurato, può essere oggettivato, eppure è, probabilmente, quello più importante. Il senso di appartenenza è quello che ci fa sentire che facciamo realmente parte di un gruppo, e che quindi, e questo è importante, che esiste un legame affettivo con gli altri membri del gruppo. Il senso di appartenenza concerne la soggettività dell’individuo, quindi può accadere di sentire di non far parte di un gruppo e questo può non essere reale, può essere solo una sensazione. P.es. a volte gli adolescenti possono sentirsi, in qualche modo, estromessi dalla propria famiglia o riuscire a sentire di non farne più parte come risultato di una proiezione del loro desiderio di sentirsi adulti e quindi di non aver bisogno della protezione offerta dalla famiglia.
Esistono varie motivazioni in base alle quali si percepisce la propria appartenenza ad un gruppo:
Per vicinanza: spesso si inizia a frequentare delle persone che ci sono vicine fisicamente, ad esempio che abitano nello stesso quartiere, frequentano lo stesso bar, la stessa scuola ecc. Rappresentano sicuramente tutte occasioni per fare conoscenze o condividere delle esperienze. La vicinanza spesso rappresenta il primo motivo di contatto per la scelta di appartenere ad un gruppo spontaneo. Sulla base di questo criterio, infatti, si formano spesso gruppi per la condivisione del tempo libero.
Per somiglianza: si tratta di un criterio di appartenenza relativo alla disposizione in alcune persone di ricercare nell'altro le proprie convinzioni, le idee i bisogni. Non si intende in questo caso somiglianza fisica, ma affinità di pensiero, interesse e stile di vita. La gratificazione di trovare altre persone con idee simili è ciò che porta, più di qualsiasi altro elemento, all'unione. Per questo motivo all'interno di un gruppo più ampio diviene naturale il formarsi di sottogruppi, infatti si stabiliscono alleanze e nascono simpatie che in genere durano nel tempo.
Per identificazione: si può appartenere ad un gruppo anche quando non c'é somiglianza nelle idee o nei bisogni, ma con una motivazione per lo più inconscia di identificazione all'altro. La differenza con la somiglianza è nel meccanismo psicologico che entra in gioco e determina la scelta. Molti individui aspirano ad appartenere a gruppi che hanno un'identità specifica e che rappresentano uno status socialmente desiderabile. Entrare a far parte di un gruppo, quindi, può rappresentare per alcune persone realizzazione, successo e prestigio.
Normalmente nella scuola psicoanalitica si considera che il gruppo sia dotato di un unico apparato mentale di cui le singole menti costituiscono le parti, questa viene definita “mente gruppale”. Questo vuol dire che un gruppo oltre a sviluppare una sua identità, mette in atto dei meccanismi di difesa e sviluppa un pensiero prevalentemente di tipo primitivo. Infatti il partecipare ad un gruppo spinge gli individui alla regressione.
Per motivi di studio i gruppi sono stati suddivisi in vari modi:
gruppi primari e gruppi secondari: dove per gruppi primari si intende principalmente la famiglia e, in senso più largo, tutti quei gruppi, caratterizzati da forti legami emotivi, mentre i gruppi secondari sono invece caratterizzati da relazioni formali e i legami affettivi sono sostituiti da relazioni prevalentemente contrattuali;
piccoli gruppi e grandi gruppi: un gruppo è costituito almeno da tre persone. Due persone costituiscono una diade o coppia e i loro rapporti sono qualitativamente diversi. La differenza tra piccoli e grandi gruppi non è tanto nel numero di partecipanti, quanto piuttosto il fatto che, nei piccoli gruppi, l’attenzione, la stessa vita mentale sembra seguire un percorso “centripeto”, al contrario dei grandi gruppi che seguono un percorso “centrifugo”. Anche per questo motivo i grandi gruppi tendono naturalmente a suddividersi in sottogruppi.
La questione principale per un gruppo è quello di riuscire a mantenere un grado di coesione tale da favorire il senso di appartenenza al gruppo stesso e la gratificazione che da questa proviene. Questo avviene attraverso la formazione della leadership e soprattutto nello spostamento delle pulsioni aggressive, che comunque si possono verificare all’interno dei gruppi tra i vari componenti, all’esterno, indicando al gruppo un obiettivo comune o anche un nemico esterno.
Uno dei settori attraverso i quali sono stati studiati le dinamiche è quello del lavoro, dove per lavoro deve intendersi lo scopo esplicito per il quale un gruppo si riunisce.
Ma perché è importante lavorare in gruppo?
"Perché il gruppo ha a disposizione più menti per svolgere i propri compiti e riesce, perciò, a prendere decisioni e proporre soluzioni più efficaci"
Perché il lavorare con altre persone risulta essere meno monotono e meno faticoso rispetto al lavoro individuale (anche se molto dipende dal tipo di lavoro).
Allora perché è difficoltoso lavorare insieme?
Che cos’è che fa sì che un gruppo possa fallire nonostante il concorso di menti diverse?
Una buona risposta è stata data dallo psicoanalista W. Bion attraverso i concetti di Mentalità di gruppo e Assunto di base.
Bion definisce la mentalità di gruppo come “un serbatoio comune a cui affluiscono anonimamente i contributi di tutti e che in esso si possano gratificare gli impulsi e i desideri che questi contributi contengono” ma che costituisce anche “l’ostacolo maggiore per raggiungere gli obiettivi che si è posto con la sua partecipazione al gruppo”.
Secondo questa definizione la mentalità di gruppo viene a costituirsi come un equivalente di quello che per l’individuo è l’Es.
In questo modo Bion riprende la teoria di Freud sulla nascita della civiltà secondo la quale il sorgere della civiltà sia stato dovuto alla rinuncia, da parte dell’individuo, dei propri istinti e pulsioni a favore di una collaborazione e cooperazione tra gli individui.
Gli Assunti di base sono le modalità con le quali la mentalità di gruppo viene difesa e mantenuta. Bion descrive tre assunti di base:
Assunto di base di Dipendenza;
Assunto di base di Attacco e Fuga;
Assunto di base di Accoppiamento.
L’assunto di base di Dipendenza presuppone che, inconsciamente, i vari membri del gruppo ritengano che tra di loro esista una persona da cui il gruppo dipende così come un organismo immaturo dipende da qualcuno che lo nutre.
Questa persona, il leader del gruppo di dipendenza che quindi non corrisponde quasi mai al leader del gruppo di lavoro, viene posta su un piedistallo e i vari componenti sentono che ricevono un beneficio non tanto dallo stare nel gruppo e con il gruppo, ma dal rapporto con il leader del gruppo di dipendenza. Per questo motivo il gruppo si mobilita perché questo leader sia sempre efficiente (sempre nel senso di un rapporto di dipendenza) e si occupa della sua ansia.
Un esempio di questo per Bion è dato dall’antico di Egitto, dove l’ansia di morte del leader (il faraone) mobilitò un’intera nazione nella costruzione delle piramidi.
L’assunto di base Attacco e Fuga si fonda sulla fantasia inconscia che il gruppo è impegnato all’attacco e verso un nemico esterno oppure alla fuga da questo. In base a ciò il leader del gruppo attacco e fuga è spesso una personalità paranoide, come lo sono stati i grandi dittatori del secolo scorso.
Nell’assunto di base Accoppiamento il gruppo si struttura intorno ad una coppia dalla quale ci si aspetta che possa generare un “messia” o comunque un’idea risolutrice. L’atmosfera è stata appunto definita di attesa messianica e vi è un forte senso di delega da parte dei partecipanti, mentre il vero leader, in realtà, è un leader non nato, quello che dovrà essere generato da una coppia.
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