Le Microespressioni: espressioni base
Quando si tratta di emozioni, tra le varie modalità di comunicazione non verbale dello stato emotivo, quali il sistema vocale, i gesti, la postura la prossemica e l’aptica, non si può non tenere in considerazione quello che fin dalle origini dello studio dell’uomo è stato considerato lo specchio dell’anima, ovvero lo sguardo ed il volto.
Il volto è la regione principale per attirare l’attenzione e l’interesse degli interlocutori ed è il sistema privilegiato di comunicazione e di trasmissione dei significati.
La mimica del viso segnala sfumature e sottigliezze che il linguaggio non riesce a fissare in vocaboli. Le microespressioni sono la più irrefrenabile tra le fonti che, nel viso, possono far trasparire emozioni nascoste.
Queste sono espressioni che forniscono il quadro completo del sentimento che l’individuo cerca di dissimulare, ma così rapidamente che di solito passano inosservate. Una microespressione passa sul viso in meno di un quarto di secondo.
Altri Autori attribuiscono le microespressioni a un processo di rimozione e le considerano rivelatrici di emozioni inconsce.
Le microespressioni che sono capaci di rivelare appieno un’emozione nascosta, non capitano tanto di frequente.
Negli esperimenti, molto più comuni sono le espressioni “soffocate”: non appena un’espressione emerge sul viso, il soggetto sembra accorgersi di quello che rischia di manifestare e l’interrompe bruscamente, a volte coprendola con un’espressione diversa.
A volte la soppressione è molto repentina ed è difficile cogliere il messaggio emotivo che l’espressione interrotta avrebbe comunicato. A volte, anche se il messaggio non arriva a trasparire, è l’atto stesso di “metterlo a tacere” che viene notato e costituisce egli stesso indizio significativo.
Le espressioni soffocate di solito durano più a lungo, ma sono anche meno complete delle microespressioni: queste ultime sono compresse nel tempo, ma contengono abbreviata l’intera manifestazione mimica.
Non tutti i muscoli che controllano le espressioni emotive sono facili da controllare. Alcuni movimenti sono più attendibili di altri, impossibili perciò da usare per produrre false espressioni in quanto non accessibili al controllo volontario.
Ci sono inoltre attività muscolari che pochissimi sono capaci di eseguire deliberatamente.
Per esempio, appena il 10% delle persone esaminate da Ekman, in un esperimento, fu in grado di abbassare gli angoli delle labbra senza muovere il muscolo del mento. E’ difficile attuare un’espressione fittizia o inviare alla muscolatura mimica un messaggio di “stop” per bloccarla quando un’emozione autentica la mette in azione.
Ci sono tuttavia dei modi per occultare un’espressione senza riuscire ad inibirla. Ad esempio, si possono contrarre i muscoli antagonisti per controllare l’espressione vera: un sorriso di piacere, per esempio, può essere attenuato stringendo le labbra e sollevando il muscolo del mento.
Poiché l’uso dei muscoli antagonisti può di per sé costituire un indizio di falsità, poiché darebbe vita a un’immagine innaturale, il modo migliore di occultare un’emozione potrebbe essere quello inibire totalmente il movimento dei muscoli, ma ciò può risultare di difficile attuazione se si tratta di muscoli non accessibili al controllo volontario.
Lo studio delle microespressioni inizia negli anni ’60 grazie alla scoperta di questi micromovimenti da Haggard e Isaacs ma lo studio approfondito di questo fenomeno lo si deve al dott Paul Ekman, le cui ricerche hanno concluso che tali microespressioni facciali possono mostrare sette emozioni di base:
Felicità
Tristezza
Rabbia
Disprezzo
Disgusto
Paura
Sorpresa
Ognuna di queste emozioni può essere riconosciuta nel proprio viso ed in quello di tutte le persone, a prescindere dall’etnia, cultura, genere, religione e, con un opportuno allenamento, è possibile riconoscerle e capire la reale emozione che una persona prova, persino se quella persona siamo noi stessi.
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